lunedì 18 gennaio 2016

Page 19: soluzioni

Da me si dice che l'ospite é come il pesce dopo tre giorni puzza. Conclusione che un'ospitalità dopo quel tempo dovrebbe finire.
Con me le cose sono al contrario, cioè chi mi invita dopo tre giorni mi puzza.
Io sono una che si adatta ma dopo un po implode, sopratutto se si accorge che niente si adatta a lei. Mi infastidisce quindi andare sempre incontro alle abitudini altrui, e negli alimenti, e negli orari, e in quant'altro.
Finisco per peggiorare il mio rapporto con il cibo, con le ansie interiori, con la vita in genere dove il suo divenire é buono sempre per gli altri e mai per me.
Qualcuno mi dice perché lo fai, io rispondo che in parte ne sono costretta per economizzare e d'altro canto perché qualcuno può rimanerci male se dico di no.
Due cose che mi demoliscono nell'animo, due cose impossibili da risolvere nell'arco di poco.
In due possibilità vedo le soluzioni più veloci, o in una partenza verso un paese delle Indie - inteso ironicamente povero - , o in un eremo capace di ospitarvi senza un eccesso di tassa di soggiorno.
A me la scelta.
Amen!!!!!!

4 commenti:

  1. Due soluzioni poco drastiche!
    Ma ti capisco. Alle volte sembra che le mezze misure non siano possibili.

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  2. Ehnnò.
    Accoglienza senza se e senza ma.

    [...]

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  3. Il problema dell'insofferenza che può generare frasi e detti antichi, potrebbe non presentarsi se si consumasse la permanenza in piena autonomia e dimorando in ambiente neutrale...come in hotel, per esempio.

    Buona giornata

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  4. Voto l'eremo. Tanto non sei extracomunitaria, perché quelli non li vogliono proprio.. nonostante il tanto prodigarsi di Papa Francesco.

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Graziedi essere passato/a...
Buona Vita da Magnoli@.