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sabato 4 agosto 2012

dovere, piacere e cambiamento


Qualcuno qualche tempo fa mi disse che dovevo " imparare a staccare " per non concentrare esclusivamente la testa su un determinato argomento: ovvero attualmente la mia tesi
oltre che alla mia improduttiva vita.
Diciamo che l'ho fatto.
Una intera settimana in piscina a sguazzare tra acqua e sole e poi quando ce ne era l'occasione a  conversare con la figlia della proprietaria.
Non so se e fino a quando continuero', resta il fatto che in verita' io i miei problemi non gli ho mai dimenticati.
I miei studi sono stati sempre con me, mentre le mie magagne interiori le sorelle gemelle degli attimi che credevo distrazioni.
Insomma è difficile che io possa godere di momenti di relax .
Il mio non possedere nulla, una strada, un lavoro, un progetto a cui credere, un sogno a cui aggrapparmi mi porta a non vivere la vita nelle sue bellezze e divertimenti.
Sembra che il proverbio " prima il dovere e poi il piacere " sia l'unica verità alla quale inchinarmi.
Forse è anche questo il motivo per cui non riesco ad amare, ad avere una relazione di qual si voglia stabilita' e di conseguenza a trovarmi invischiata in situazioni ancora una volta -devo confermare- poco piacevoli.
L'idea del dovere mi sta ossessionando e le ossessioni non mi sono mai piaciute.
Cio' che non mi piace alla fine  mi distrugge.
Per effetto allora dell'adattamento faccio scelte non consone al mio essere, ma al contrario alle mie paure.
Moriro' consumata sul tappeto della mia stanza...una volta ho pensato di questo passo.



Non sono contraria ai cambiamenti, ma in alcuni casi nell'attuarsi alla loro lentezza.
Di radicale non mi è mai accaduto nulla.