sabato 16 maggio 2015

nella pancia del vulcano

dal web

Velocemente gli occhi setacciarono l'ambiente, arredamento classico in ogni particolare, nessun appiglio, nessun oggetto  apparentemente per la mia immaginazione.
La mia borsa toccò il pavimento, le sue mani tirarono fuori dalla sua un nastro adesivo: mi era sfuggito qualcosa.
Aprì l'armadio e allontanate due grucce mi invitò ad entrare. La base del mobile poggiava a terra non vi erano scalini o cassetti, solo io che obbedivo incrociando le mani tra la stecca di ferro lasciata libera "per me". E lo capii solo al momento che era per me, mentre mi fasciava con il nastro senza che potessi muovere più le braccia se non per dondolarmi, semmai mi fosse venuta in mente una tale sciocchezza.
Al contrario le sue mani erano libere, di una libertà che io non potevo controllare. Erano tra i miei seni senza il permesso della mia biancheria, giù tra le mie gambe a sconvolgermi prima di lasciare il posto alla frusta. Sentii il primo tocco a dir poco perfetto sebbene un po' di spavento mi accompagnasse, la mia contrazione lieve,  poi il secondo tocco e gli altri ancora; si sapeva usarla la frusta, così come sapevo che sarebbe stato anche il male minore, prima delle sue mani il male maggiore poichè  incontrastate dominatrici della mia testa, del mio piacere.
Finii sul letto.
E nel mentre mi fasciava le caviglie notai un non so che di delicatezza, fu la volta dei polsi. 
Pensai soltanto: Amen!
Giuro che non collegai subito la sua fantasia a quell'arte appena costruita su di me se non quando, con la faccia sul letto, polsi  e caviglie furono fatte  convogliare in un unico punto, precisamente in un moschettone all'altezza poco più del mio del mio bacino. Non provai fastidio, probabilmente l'essere snodata in un certo senso mi fu d'aiuto inaspettatamente.
Ero davvero sua in quel momento senza difese, senza controllo: lui ovunque, le mani, la frusta, la mia bocca, il mio perdermi, il suo ego.
Così persa ero da non capirci nulla più, nemmeno quando mi venne concessa la libertà di usare le mie di mani.
E' assurdo quando la complicità che si instaura permetta di vedere nella normalità certe fantasie represse, incontrollate e fuori dalla routine.
Mi manca, si un po' mi manca
Lo so finirò nella pancia del vulcano e brucerò insieme ai miei peccati.

4 commenti:

Graziedi essere passato/a...
Buona Vita da Magnoli@.