Un topolino chiuso in una gabbia. Silenzioso, disgustato, disperato attende che qualcuno tirandolo fuori lo obblighi a vivere (contro il suo volere) esperienze orrende, per nulla gratificanti nel pieno del dolore e nel segno di qualcosa che appartiene ad un altro, sempre ammesso che servirà a qualcosa tutta la sua pena, la sua rinuncia. Descrizione sintetica di una cavia e non certo di un animale, qualunque esso sia che è nato piu' di un umano per la natura e la libertà. Così mi descrivo io: una cavia al servizio dell'altro e del mondo contrariamente alle mie visioni ai miei desideri e ai miei voleri. Attendo inerme senza poter far nulla, il mio corpo è una gabbia di acciaio che si modella a suo piacimento ma che non si spezza. Vivo sempre per qualcuno, o perchè a qualcuno servo. Il mio corpo non è mai al mio servizio, mi allontana da ogni gratificazione mi induce a mollare e a vivere in un suo contesto che da anni detta regole senza mia considerazione. Una cavia finirà per odiarsi e sperare che una iniezione sbagliata cessi di farla vivere. Una cavia a volte si autolesiona, una cavia alla fine è solo tale senza parola. Si nasce con un destino che difficilmente si cambia e questo una cavia lo sa: un ricercatore è improbabile che salvi un suo topolino. Una cavia lo sa che libertà non avra', ma seppur le venisse concesso raramente potra' vivere come vorra'. E che il tempo segna, ruba gli anni, lasciando cicatrici e conservando ricordi.
una strana similitudine che mi induce a riflessione.
RispondiEliminaE' sempre bello ritrovarti e leggere di te del tuo sentire
A differenza del topolino, tu puoi aprire la gabbia. Ti auguro di trovare la forza per farlo e rivedere la luce del sole.
RispondiEliminaConosci la metafora della rana nell'acqua? se ti va cercatela in rete, è molto istruttiva. Ciao! :-)
RispondiElimina