martedì 8 maggio 2012

dovevo esser qualcun' altro

In verità sono convinta che dovevo esser qualcun'altro,
è l'unica spiegazione a tanto vuoto e disgusto che sto provando in questo mio vivere.
Qualcosa è andato storto durante la metamorfosi,
e ora nel mio essere senza senso continuo errante la strana strada....
E quel costante sentirmi fuori, priva di un posto e parte di nulla
che scatena inevitabile e incontrollabile il mio vagare, il mio perdermi ripetutamente
e il mio riconoscersi mai.
L'attesa allora diventa delusione, 
e la rabbia diventa pane.
E mangiando male, si vive male. E vivendo male, ci si fa del male.
Ecco questa è la vera conclusione.

mercoledì 2 maggio 2012

una cavia lo sa

Un topolino chiuso in una gabbia. Silenzioso, disgustato, disperato attende che qualcuno tirandolo fuori  lo obblighi a vivere (contro il suo volere) esperienze orrende, per nulla gratificanti nel pieno del dolore e nel segno di qualcosa che appartiene ad un altro, sempre ammesso che servirà a qualcosa tutta la sua pena, la sua rinuncia. Descrizione sintetica di una cavia e non certo di un animale, qualunque esso sia che è nato piu' di un umano per la natura e la libertà. Così mi descrivo io: una cavia al servizio dell'altro e del mondo contrariamente alle mie visioni ai miei desideri e ai miei voleri. Attendo inerme senza poter far nulla, il mio corpo è una gabbia di acciaio che si modella a suo piacimento ma che non si spezza. Vivo sempre per qualcuno, o perchè a qualcuno servo. Il mio corpo non è mai al mio servizio, mi allontana da ogni gratificazione mi induce a mollare e a vivere in un  suo contesto che da anni detta regole senza mia considerazione. Una cavia finirà per odiarsi e sperare che una iniezione sbagliata cessi di farla vivere. Una cavia a volte si autolesiona, una cavia alla fine è solo tale senza parola. Si nasce con un destino che difficilmente si cambia e questo una cavia lo sa: un ricercatore è improbabile che salvi un suo topolino. Una cavia lo sa che libertà non avra', ma seppur le venisse concesso raramente potra' vivere come vorra'.  E che il tempo segna, ruba gli anni, lasciando cicatrici e conservando ricordi.

martedì 1 maggio 2012

dov'è il fondo?

Non è mai stato semplice vivere per me.
Ci sono malattie profonde che appartengono all'anima che non danno dolore fisico giacchè corrodono la psiche e le emozioni del cuore. Non esistono medicine capaci di alleviare un dolore fisico che non si vede ma che tale diventa nel vivere, quando il penso di ciò che si è e di ciò che non si è traspare fisso nella quotidianità. Mi sono spesso domandata il perchè di tanta sofferenza sottile, invisibile solo a chi la prova e, che si maschera all'occhio dell'altro sotto altre percezioni ovviamente  inadatte al caso.
Per esempio il mio mal di vivere che mi attanaglia da anni mi impedisce di sollevarmi e farmi valere, io so dov'è  il problema  ma gli altri no. Io so cosa sto facendo per risolverlo ma gli altri no, io so le difficolta'che incontro ma gli altri no. Eppure gli altri pensano di sapere e per questo giudicano e ancora giudicando feriscono, incosapevolmente perchè non sanno e poi tocca pure perdonare.
Sono stanca di proteggermi dagli altri e ancor di più di proteggermi da me stessa a cui devo la priorità per forza di vita. Voglio mollare tutto e tutti. Voglio  lasciarmi andare, come si fa quando non si hanno più forze e stimoli, quando si tocca il fondo e non resta più nulla, ma sembra non basti ancora.
E che.... forse non ho ancora toccato il fondo?